• rospe in frantumi |RACCONTA UN LIBRAIO

un esempio : Claudio Moretti / libreria Marco Polo di Venezia

Diffido del marketing (soprattutto quando si tinge di valori “social”), però la diffidenza può essere costruttiva, può diventare una pratica critica. Penso che un concorso letterario come questo (RACCONTA UN LIBRAIO) possa essere un ottimo “esercizio” per provare a farsi una domanda: «e se in libreria il libraio non c’è? Quella è davvero una libreria?»

E cosa fa, chi è il LIBRAIO, ci serve ancora per imparare a farci delle domande su cosa sia e dove stia andando a finire il libro?
Il libro non è un oggetto (e non è né di carta né di bit), è l’insieme di scelte che dall’autore al lettore rendono possibile che una storia assuma una forma e si apra a un dialogo costruttivo, diventi un’esperienza. Non tutti i raggruppamenti di parole sono dei libri, non importa come vengano rilegati, illustrati, quale sia il prestigio del prefatore ecc. Un’immensa quantità di questi prodotti sono e resteranno delle ‘sole’.

L’idea che il LIBRAIO sia l’ultimo baluardo contro le fregature è forse un po’ ingenua, ma OGNI libraio è un banco di prova per noi lettori: le sue scelte ci educano a capire che lettori siamo noi, quanto siamo attenti, quanto pretendiamo, cosa siamo disposti ad amare (la passione, l’inventiva, la competenza) e cosa non vogliamo più sopportare (la fraudolenta sciatteria del commerciante, la sudditanza ai poteri forti, il pressapochismo ecc.).

A convincermi che valga la pena prestare dieci minuti d’attenzione a questo invito è anche la GIURIA, che conta alcuni librai veri (Aldo Addis / Koinè – Sassari, Fabrizio Piazza / Modusvivendi – Palermo, Claudio Moretti / Libreria Marco Polo – Venezia), di quelli che ti fanno comprendere esattamente quale sia la differenza tra una libreria con il LIBRAIO e un posto in cui si vendono libri (e regalano ‘sole’).