Mi viene in mente il ritornello di una celebre canzone di “Elio e le storie tese” (cfr. http://buff.ly/1GaO9np). Poi mi sento in colpa: ma perché? Lo stato dell’editoria italiana, soprattutto di quella che si definisce indipendente e di ricerca, è per sua vocazione fragile, precario, con tendenze sucide. Chi c’ha provato lo sapeva, o, alla fine, dovrebbe averlo capito.
Quindi: COSA CI VUOI FARE?

«Essere editori, essere indipendenti, avere un catalogo coi fiocchi, tirarsela da morire, essere invidiati, osannati, imitati. Essere fighi, essere i più fighi, tirarsela da morire. Avere la distribuzione nazionale, gli autori internazionali, stagisti, eppure essere come tutti gli altri. Tirarsela da morire, avere i conti in rosso, rimetterci di tasca, cominciare a non pagare…»*.

Il caso isbn che in questi ultimi mesi ha destato prurigini, vittimismi e apocalittici desideri di rivalsa (anche meramente economica), è purtroppo qualcosa di più di un tormentone, è il paradigmatico epilogo di uno stato di felice incoscienza che ha visto dagli anni Novanta ad oggi nascere proposte culturali non tutte prive di senso, non tutte velleitarie, ma che non hanno (nella maggioranza dei casi) saputo riconoscere il grande bluff dell’editoria italiana.

In pochi anni l’accesso al “sistema” di tanti marchi nuovi ha cambiato profondamente l’aspetto del panorama librario italiano. Bello, bellissimo. E tutt’a un tratto s’è sentito il bisogno di chiamare alcuni editori “indipendenti” (prima la questione non se l’era posta nessuno e “indipendenti” o “autonomi” erano categorie appannaggio di gruppi extraparlamentari). Col tempo è pure maturata una coscienza ecologica del libro e delle sue economie (un po’ tardi, visto che di carta se n’era sciupata parecchia). Adesso persino il timore dell’estinzione della specie e la relativa perdita di bibliodiversità non sembra sufficiente ad arrestare l’inevitabile “resa dei conti”.

Un passo indietro. Cosa ha reso possibile la nascita di tutte queste realtà? Per prima cosa l’aspetto economico: piccoli progetti ambiziosi caratterizzati, il più delle volte, dall’assenza di ingenti investimenti. Tanta passione per i libri e una visione dell’impresa culturale che prima sembrava impossibile da realizzarsi. Sul piano pratico hanno contribuito diversi fattori: quelli psicologici e automotivazionali, per tanti giovani che hanno rifiutato e/o sono stati rifiutati dal mondo del lavoro istituzionale dei loro padri e che hanno visto e/o voluto vedere in questa autonomia la strada dell’indipendenza e dell’autodeterminazione; una inarrestabile fede nel terziariato ultraqualificato e tecnologicamente sempre più avanzato (anche troppo rispetto alla domanda); l’abbattimento dei costi vivi (un pc o un mac e una manciata di videogiochi): ricordate, era l’era del DeskTopPublishing. Ma soprattutto tanto autosfruttamento.

Certo, molte case editrici indipendenti hanno sfondato, altre non si sono arrese e hanno vivacchiato… anzi, quasi tutti per anni e anni hanno vivacchiato, producendo libri su libri (spesso geniali, necessari, coraggiosi, innovativi), incapaci di staccare la spina o di fare un radicale esame di coscienza (e pensare che sarebbe bastato chiedere un consulto al commercialista per capire che qualcosa non andava). Ma per molti non si è trattato di una scelta da struzzi: da dentro il sistema editoriale non se ne esce, non è previsto. Un’economia la cui filiera è stata gestita negli ultimi vent’anni (e passa) dal rapporto con intermediari (distributori/promotori) capaci di paralizzare editori e librai, non ha mai rappresentato un modello sano. Eppure, pur di vivacchiare (indebitandosi, sfruttando e sfruttandosi, perdendo anche la bussola etica tra ciò che è giusto e ciò che è pura ipocrisia) il ritornello è rimasto lo stesso… ed ecco nuovamente Elio: COSA CI VUOI FARE!

E isbn? Per fugare ogni dubbio voglio chiarire che la vicenda (ancora in evoluzione) la considero paradigmatica, perché torti, ragioni e conseguenze fotografano un po’ quello che capita da tempo (perché è da tempo che gli indipendenti sono invecchiati e che progetti nuovi nascono abbastanza colpevolmente velleitari). Potrebbe capitare a tanti altri, è già capitato, non è mai meno doloroso. Mi spiace per tutti, vorrei credere nelle formulette del «senza se e senza ma», ma mi ricordano troppo il «chi è senza peccato scagli la prima pietra». Soprattutto mi spiace che una cosa bella perda la sua aura in questo modo, che ci rimettano un po’ tutti, imprenditori che hanno fatto una scommessa (ma non hanno saputo giocare e/o stare al gioco), lavoratori che sono stati al gioco malgrado tutto (e sono diventati “soci investitori” a loro insaputa e adesso posseggono scomodi titoli di credito), i lettori e, ovviamente, i libri (cataloghi interi che rischiano l’oblio).

Viene il momento di fare i conti. Essere responsabilmente indipendenti vuol dire anche questo. E se le cose non vanno forse è solo perché hai sbagliato qualcosa.
È dura, ma… COSA CI VUOI FARE?

L’errore più grande che ravviso nell’universo molto variegato dell’editoria indipendente italiana resta quello di non aver voluto immaginare un modello alternativo. Radicalmente alternativo a quello dei raggruppamenti industriali (anche loro incredibilmente inefficaci), e oggi che Messaggerelli s’è mangiata PDE e Feltrinelli si defila, che Mondazzoli minaccia, che Ammazzon impazza, che tutte le altre sigle si disgregano o consorziano, mi spiace sul serio che si perda tempo con una sterile caccia alle streghe.
Non vorrei, davvero, scoprire che la sola cosa che è rimasta da fare per l’editoria italiana sia canticchiare una strofa da una canzone di Elio…

CARA TI AMO

* Testo mio, alternativo e non autorizzato, che di tanto in tanto canticchio sulla musica di “Omosessualità, cosa ci vuoi fare?” di Elio e le storie tese [https://it.wikipedia.org/wiki/Elio_e_le_Storie_Tese].

 


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illustrazione | dettaglio rimaneggiato dalla cover dell’album “Eat The Phikis” (1996) di Elio e le storie tese


#suggerimentidilettura | per approfondire sulla questione #occuPAYisbn
(e nuovi fronti analoghi)

» Una panoramica informata
Il caso Isbn, il futuro dei piccoli editori e quello dei precari del libro
Antonio Prudenzano | «il Libraio.it», 19 maggio 2015
http://www.illibraio.it/isbn-piccoli-editori-precari-editoria-massimo-coppola-occupyisbn-226624/

» Lettera dell’editore
Cosa succede a isbn edizioni
Massimo Coppola | sul sito di isbn edizioni,
http://www.isbnedizioni.it/articolo/141

» Risposta dei creditori
I lavoratori di #OccupayIsbn rispondono a Massimo Coppola
pubblicata su «minima&moralia», 19 maggio 2015
http://www.minimaetmoralia.it/wp/i-lavoratori-di-occupayisbn-rispondono-a-massimo-coppola/

» Altri fronti
«Volontari Involontari» contro Castelvecchi e gruppo Lit
Emanuele Galesi | «il giornale di Brescia», 17 maggio 2015
http://www.giornaledibrescia.it/italia-ed-estero/volontari-involontari-contro-castelvecchi-e-gruppo-lit-1.3017562