Come rilanceremo l’economia culturale in Italia? Facendo regali, ovviamente.
Non è un paradosso e anche le cronache ischitane sembrano suggerire la più grande apertura verso questo orientamento, ad esempio comprando libri e generi vari in grande quantità.

Questo devono aver pensato ai vertici della cooperativa modenese Cpl Concordia.

Donare crea opportunità, le opportunità convertono la crisi in occasione per nuovi slanci. Gli slanci comportano, in qualche misura, rischio e incertezza, ma di contro inducono all’ottimismo. L’ottimismo è terreno fertile per “costruire” il futuro. I mattoni del futuro si chiamano investimenti: grazie a questi l’economia resta “sana” e le risorse in circolo. Quindi una sana politica economica dovrebbe essere incentrata sui regali. Non ci credete? Il ragionamento è zoppicante? Provate a guardare le cose in chiave più simbolica.

Craxi sapeva farlo. E il suo modo di vedere il futuro come una infinita serie di doni, da ricevere e da elargire, è stato profetico, anzi contagioso.

Tutti sanno che l’economia – come la politica – è costituita da un trasparente processo di interrelazione tra soggetti: c’è chi domanda e chi offre qualcosa. La dialettica tra le due parti si manifesta spesso sotto forma di scambio simbolico, che può trovare come correlativo oggettivo “pacchi di pasta”, o bottiglie riempite con banconote fuori corso, o persino un centinaio di copie di un libro. La più rilevante differenza tra l’economico e il politico sta nel fatto che il secondo ambito, pur trattando degli stessi “pacchi di pasta” o di libri, resta ben ancorato al piano “simbolico”, come dimostrato dal vaglio del più attento riscontro epistemologico.

Francesco Simone, responsabile delle relazioni istituzionali della Cpl Concordia, in passato era stato socialista di stampo craxiano, quindi avvezzo a tali sottigliezze.

Tra le varie considerazioni che ne seguono, una in particolare potrebbe apparire controintuitiva, eppure è forse la più evidente. La corruzione poco ha a che fare con la politica, anzi, è più probabile che ne sia del tutto estranea, per incompatibilità ontologiche. La “corruzione”, in senso stretto, sottintende un “acquisto” vero e proprio («ogni uomo ha il suo prezzo», viene ossessivamente ripetuto in ogni pellicola sull’argomento), mentre il “dono”, il “regalo”, è atto spontaneo, ha natura puramente simbolica, così come lo sono le relazioni e gli scambi in politica.

Il pm Woodcock – sicuramente in buona fede – in questi giorni sta cercando di confutare la solidità di dette argomentazioni. Il comune di Ischia servirebbe da cartina al tornasole.

Stando al piano economico: la corruzione riduce tutto a “merce” (si può mercanteggiare sul prezzo, ottenere dilazioni sui pagamenti, o applicare tassi di interesse variabili e, al limite, in casi straordinari, rendere indietro ciò che si è ottenuto), i ricavi si fanno sui margini ma tutto sommato la blanda tassazione (mance) aiuta. Insomma, con buona pace dei moralisti, la corruzione risponde alle regole del mondo economico e ne è parte a pieno titolo, come dimostra la sua incidenza sul PIL (i valori negativi, sono sempre valori).

Per il momento il sindaco ischitano, Giuseppe Ferrandino (Pd), sembrerebbe essere incappato in un lampante caso di sovrapposizione delle due istanze, quella politica e quella economica. Dove non può fare chiarezza il semiologo accontentiamoci del tribunale.

Più complesso è il piano simbolico: un regalo riguarda sempre dell’“altro”. E, d’altro canto, come si potrebbe considerare “merce” qualcosa che spesso non è richiesta, di cui incerta è l’accoglienza e inestimabile il valore, che non ha un prezzo di listino (non ha neanche l’etichetta), che porta in sé più significati contemporaneamente (di certo più di quanti le si potranno attribuire in fase istruttoria) e, soprattutto, che non si può mai rifiutare (sarebbe scortesia).

E Massimo D’Alema che c’entra? Niente, è evidente. Viene chiamato in causa solo in qualità di autore di libri e come sommelier improvvisato, a vantaggio di chi ha voluto tentare la strada del dono (all’ingrosso) per sostenere un’idea laica di economia culturale. Forse non ha torto nel ritenersi offeso dalle illazioni nei suoi riguardi. Chi ne apprezza le maniere squisite non ha dubbi: Massimo, mai si sarebbe sottratto agli obblighi di cortesia, perché Massimo «è un uomo d’onore».


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[libera elaborazione grafica: da “La processione del cavallo di Toria” di G.B. Tiepolo]


#suggerimenti per i prossimi “regali”

«Compriamo libri e vino di D’Alema»
di Fiorenza Sarzanini | «corriere.it» (31/03/2015)

» LEGGI l’articolo | http://www.corriere.it/cronache/15_marzo_31/compriamo-libri-vino-d-alema-poi-frase-sporcarsi-mani-6db93b30-d764-11e4-82ff-02a5d56630ca.shtml