«NIENTE UCCIDE UN UOMO
COME L’OBBLIGO DI RAPPRESENTARE
UNA NAZIONE»
Jacques Vaché, Lettere di guerra (1919)

«NON DAGLI ALTRI
GLI ITALIANI RICEVERANNO LA LIBERTÀ,
MA DA LORO STESSI»
Giuseppe Antonio Borgese, Golia. Marcia del fascismo (1937*)

La Festa della Liberazione mi ha sempre lasciato perplesso, e ancora oggi penso che si tratti di argomento da valutare in chiave psicanalitica (noi italiani ci siamo liberati davvero? e da cosa? da chi? e chi erano gli invasori? La Germania o l’Italietta impomatata moschetto in mano e calzoni corti?). Esiste un’altra Italia che è stata quella della Resistenza alla barbarie imbecille, e prima che fossero imbracciati i fucili e che “pochi” prendessero la strada della guerriglia partigiana, ha avuto i suoi esempi di eroismo civile e intellettuale. Furono pochi, una Nazione sotterranea che si difese dalla tentazione dell’oracolo di foggia fallica (tanto per restare a Gadda) non esiste: la Resistenza prima della guerra fu un fatto di scelte individuali, di dignità, orgoglio, arroganza intellettuale, buon cuore ecc., non di calcolo (la partita in Italia era persa, ancora prima che in Germania). Ci furono gli oppositori politici, quelli ideologici al fascismo, tanta gente fece la “villeggiatura” al confino (Pavese), molti marcirono in carceri tubercolotici (Gramsci), qualcuno andò in America a raccontare al mondo del nostro Golia (Borgese), ma il mito tardivo di un’Italia antifascista è una favola bislacca.

Non furono gli Alleati a salvare l’Italia, è alla Resistenza che va – ancora e sempre – riconosciuto il merito di avere vinto la battaglia più ardua: salvare la nostra umanità (senza dimenticare le pagine oscure, le vendette, le ritorsioni e le tante questioni che ancora sono velate d’ipocrisia).
La Resistenza non ha combattuto una guerra per la Nazione, ma contro la “ragion di stato”, perché i campi riprendessero a fiorire, per le cose, le case, i figli, i vicini, gli stranieri, gli sconosciuti, per le proprie idee e per quelle degli altri. La Resistenza, le donne gli uomini (e non l’Italia, non le belle bandiere) festeggio oggi, e l’unico sentimento è quello della riconoscenza (perché se un’Italia antifascista non esisteva durante il Ventennio, in seguito un’Italia della Resistenza… non è mai nata, e la nostra resta la solita Italia).

 


* G.A. Borgese diede alle stampe la sua colossale testimonianza sulle origini del fascismo nel 1937 (Goliath, the March of Fascism, New York), quando ormai da anni si trovava esule negli Stati Uniti. La traduzione italiana, a cura di Doletta Caprin Oxilia, venne pubblicata solo nel 1946 da Mondadori.

** L’illustrazione è tratta dalle lettere di guerra che Jacques Vaché vergava dal fronte.


•• Jacques Vaché / LETTERE DI GUERRA
Ad André Breton e ad altri surrealisti
terrain vague / :duepunti edizioni
» http://www.duepunti.org/prodotto/lettere-di-guerra/

••• Giuseppe Antonio Borgese / Identità italiana
di Matteo Di Gesù | «doppiozero» (10/03/2011)
» http://www.doppiozero.com/dossier/disunita-italiana/giuseppe-antonio-borgese-identita-italiana