Dal momento che sono stufo di cautele, reticenze e ipocrisie vuoterò il sacco e proverò a dire ciò che dai giovani editori non ci si aspetta: la verità, accettandone le conseguenze. Anche questa è una prova di coraggio imprenditoriale. :duepunti nasce un po’ come una specie di ritrovo dopolavoristico, con l’obiettivo insano di trovare la giusta valvola di sfogo per la creatività repressa di un minuscolo gruppo di amici, uniti da letture comuni e ambizioni straordinarie, quanto improbabili e sconclusionate. Prima dei libri è il tempo in cui si rimugina su riviste ed esperimenti di vario genere, alcuni pretestuosamente letterari altri dichiaratamente ludici. Un lungo periodo di apprendistato ha visto consacrarsi uno dei riti apotropaici fondativi della nostra poetica: il calcio totale. A questa esplosione di violenza immotivata ma liberatoria non meno di quella descritta dal Fight club di Palahniuk, segue il raffinarsi di regole, mai davvero cristallizzate e per tanto ambigue e transitorie. Dal cercare di uccidersi – sportivamente – inseguendo una “palletta” (qualsiasi cosa può essere designata come “palletta”, inclusi esseri umani) le nostre regole (“non ci sono regole”) transitano attraverso molteplici forme, così si passa al golf da ufficio, alla palla a cestino, alle prove di stabilità (ancora imbattuto il primato di Alc, che percorre ben cinque metri sotto il peso di dodici rocchetti di nastro isolante impilati sulla testa… il tutto nel più assoluto disinteresse generale), per finire nella più nobile delle tenzoni: il tennis totale da tavolo tondo.
:duepunti ha un animo sportivo. Le prove sono battaglia, guerra aperta, ricerca estetica del bel gesto, triviale bisogno di sopraffazione, e scempio della – residuale – dignità umana concessa al termine di lunghe riunioni farcite di cultura, sigarette, vino rosso, amari amarissimi e buone intenzioni. Concedersi un tuffo nelle memorie d’infanzia in prima istanza era sembrato un modo saggio per rimanere con i piedi per terra, un modo per non prendersi troppo sul serio, anzi un esercizio serissimo di autoironia. I propositi, soprattutto quelli migliori, sono il più delle volte delle guarnizioni leziose per nascondere un arrosto carbonizzato o una tortina asfittica. Il cuoco sa quando mettere mano agli schiumogeni. :duepunti, invece, non teorizza, non ci riesce. E un poco per volta le varianti delle nostre competizioni hanno finito con il sopraffare tutto il resto. Periodi lunghissimi della nostra vita sono segnati dal ritmo delle partite a ping-pong, periodi lunghissimi che possono essere caratterizzati dall’insorgere di nuovi malumori persistenti come le frustrazioni che avrebbero, sempre in teoria, dovuto mitigare. Mens sana in… a dire il vero oltre ai rancori tra vincenti e perdenti, si registrano anche slogature, sgraffi, sbucciature, strappi e lacerazioni che si ripropongono trasfigurati nel nostro lavoro di ogni giorno. Nessuno saprà mai come sia stata imposta quella copertina… al tie-break. Ma chi abbia vinto, chi abbia perso, non importa… fintanto che tutto resta all’interno delle dinamiche del gruppo storico. Ma non sempre :duepunti affronta :duepunti, non sempre le vittorie si equilibrano con le sconfitte.
L’elenco è lungo e potrebbe apparire sfoggio autolesionistico, per questo mi limiterò a ripercorrere i più brucianti episodi che mi tornano in mente. Una volta ho sentito, o letto, qualcosa che suonava super giù così: le vittorie si dimenticano, le sconfitte generano nuove relazioni. Il primo ricordo è annebbiato dai fumi dell’alcol. Siamo alla Festa di Liberazione, come :duepunti abbiamo realizzato un’istallazione giocattolo in forma di scatola alta due metri e quaranta per due. Un scatola di ferro e cartone ricoperta interamente da graffiti, collage e giochi olfattivo-visivo-tattili che è passata nel più generale disinteresse dei giovani sinistrorsi. Un workinprogress durato per tutto il tempo della festa, dalla posa dei tralicci metallici, fino allo smontaggio, non meno macchinoso. Unica soddisfazione la curiosità imprudente degli immancabili bimbetti sfuggiti alle madri distratte da comizi pallosissimi. Loro vittima prediletta da sempre :duepunti ha un conto aperto con i bimbetti selvaggi. Ma comunque, archiviata la pratica e sparito l’ultimo bullone ci siamo ritrovati davanti lo scenario devastato degli irriducibili che dopo essere stata decretata la chiusura ufficiale della manifestazione si davano alla gozzoviglia più sfrenata. Nello spirito di servizio che ci contraddistingue partecipiamo alle operazioni di travaso degli ultimi ettolitri di birra rimasti sul groppone del simpatico compagno addetto ai vettovagliamenti. Anche se non propriamente compagni ci prodighiamo. Al termine delle operazioni ci ritroviamo di fronte un altrimenti posato intellettuale accademico (che chiamerò Andrea Cozzo, per evitare di nuocere ad alcuno). Costatate le sue condizioni generali accettiamo la simpatica tenzone: una pacifica sfida Sinistri contro Monarchici. Noi coronati (il sottoscritto e Gs), soprassediamo sullo squilibrio delle forze in campo (due contro uno che non si regge in piedi). Perdiamo ignominiosamente e siamo costretti a sopportare per almeno venti minuti l’esultanza del Sinistro. Giorni dopo veniamo a sapere che gli spettatori non meno bevuti della squadra vincente, hanno mantenuto un nitidissimo ricordo dell’accaduto. Sono passati sette anni circa e devo ancora astenermi dal frequentare la macchinetta del caffè di Lettere.
Poi sorprendentemente siamo editori, giovani editori ovviamente. La casa editrice, nella sua accezione di casa, comincia ad essere frequentata da ospiti di riguardo, o per lo meno che sembrano avere dei riguardi verso di noi. Siamo editori, per bacco! Così un giovane a modo viene a farci visita e ci parla del suo interesse per il nostro lavoro. Lusinghe a parte il giovane si dimostra compito e soprattutto accondiscende a passare da un Voi formale ad un altrettanto formale Tu. Le cose precipitano nel momento in cui il giovane ospite viene designato a vittima sacrificale sull’altare del tavolo tondo di ping-pong totale. La certezza del successo è data dalla assoluta impraticabilità del campo e dalla più ingiustificata proliferazione di regole inventate all’impronta per sconcertare l’ospite condizionando l’esito della competizione. Vince la prima partita stentando contro di me. Io mi dico: ma perché sono sempre così ospitale! Tocca a Gs che viene sfracellato con una crescente sicurezza. Allora guardo con rassegnazione Gs e dico: ma perché è sempre così maledettamente geniale, troppo geniale! Ultima risorsa l’assoluta mancanza di sportività di Alc. Viene beffardamente annichilito… poi guarda la racchetta e dice qualcosa del tipo che il grip non è adatto, che era in contro luce, che il giorno prima aveva bevuto latte acido, ecc. Mi dico: e che cazzo! Il giovane amico – di recente laureato dottore in filosofia – continua a venirci a trovare ogni volta che torna a Palermo lasciando sguarnita la pisana Via Rughettari del loro capo. Ogni volta avvertiamo il portiere di informare il giovane amico che non ci siamo, che la ditta ha cambiato indirizzo ecc. Ma lui si ripresenta… e le cose finiscono super giù sempre allo stesso modo.
Tornando a Pisa con la memoria devo ricordare l’ultimo episodio di questo breve excursus. Siamo ancora editori, siamo alla nostra prima fiera libraria ufficiale, siamo presenti in qualità di giovani editori (e chissà per quanto ancora lo saremo). Abbiamo portato con noi Patrik Ourednik, il nostro scrittore ceco (Europeana e adesso anche Istante propizio. 1855), ci pavoneggiamo perché tutti ce lo invidiano. È preceduto dalla fama di essere un eccentrico, un intellettuale del tutto fuori dagli schemi, persino da quelli degli intellettuali eccentrici. Concordiamo. Pantagruelico, arguto, sottilmente crudele, irrispettoso delle forme vuote, a suo modo disegnatore e allevatore di poliedri, abbiamo imparato ad apprezzarlo per la vastità dei suoi interessi e per l’inestinguibile sete: solo vino rosso, possibilmente più di quello che è pensabile si possa bere rimanendo lucidi. Il giorno della nostra presentazione, durante una pausa di senso, informa il pubblico della prossima uscita per :duepunti del suo primo romanzo. Noi non ne sappiamo niente e a dire il vero non siamo del tutto sicuri che quel libro esista o esisterà mai (ad ogni modo oggi è l’undicesimo volume della nostra collana Terrain vague). Un po’ sorpresi nel dopo cena proviamo a chiedergli esattamente che cosa intendesse. Date le difficoltà linguistiche, lui è ceco, esule in Francia, di madre italiana (ma anche su questo non ci giurerei), ci propone di prendere un altro bicchiere di vino. Io sono diventato astemio forse in reazione agli ultimi esiti disastrosi delle performance agonistiche di :duepunti (vedi disfida a palletta, Sinistri vs. Monarchici). Bevendo su una terrazza attrezzata ad arte per una fiera del libro di respiro internazionale (PisaBookfestifal, alla Stazione Leopolda), ci avvediamo della inquietante presenza di un bigliardino abbandonato. «Dai!» mi fa Gs. «Ma io non so giocare!». E lui: «ma hai visto quanto ha bevuto? E poi lo facciamo giocare con Alc». «Allora si può fare». Per inteso Alc è filosofo e grecista… e ad eccezione del freesby, delle prove di stabilità con rotolini di scotch e simil è buono solo a ping-pong (ma dati i risultati precedentemente esposti… neanche tanto). La celebrazione della stipula virtuale del nuovo contratto si gioca a calcio balilla: :duepunti contro confederazione slava… ossia esponente esule della Repubblica Ceca e infiltrato di moglie bulgara. Alc si dimostra all’altezza delle nostre aspettative, Gs è tanto geniale da evitare i miei ripetuti tentativi di autogol e Patrik… ci disintegra. Al termine ci proporre di brindare.
Ma verrà il giorno…
Al termine del tuo racconto mi viene in mente che all’inizio mi aspettavo ben altre rivelazioni. Cosa pensi ci si possa aspettare da un “giovane editore”?
Però è la prima volta che mi viene posta una domanda del genere. Diamo sempre per scontato che “voi” (giovani e non giovani editori) seguiate delle strategie precise e insondabili, che vi riferiate a “noi” (lettori/acquirenti potenziali) in termini di target ecc. E poi leggo le confessioni di un editore in prova e mi si chiariscono tante cose: gli editori in realtà sono per lo più dei cazzari, e noi lo siamo ancor di più perché la maggior parte delle volte non pensiamo affatto davanti ad un libro. Ma dietro i libri ci stanno delle persone, quelle che lo hanno scritto e quelle che hanno creduto che valesse la pena che fosse letto.
Gli editori non sono certo persone poi tanto diverse dalle altre, ma effettivamente devono avere coraggio. Mi piace che tu ne abbia più di quello che serve per vendere libri.
Le vostre sconfitte mi fanno pensare che non avete ancora “perso”.
ruychi
Cos’è Palletta totale? Come si gioca? Ed esattamente che vuol dire che “tentate di uccidervi”?
Sa di cosa molto interessante: si può esportare?
Perché non pubblicate le non-regole del gioco su :due punti?
…ma soprattutto: chi è quel bell’uomo con un paio di occhiali in mano? Se il volto corrisponde al corpo della foto precedente, a giudicare da come afferra la racchetta da pingpongtotale, direi che si tratta di un grande campione…
Si potrebbe pensare che la sua, signor capo, possa essere una dichiarazione pubblica di vanità… se non fosse del tutto casuale l’inserimento delle foto in questo breve resoconto di sconfitte, recriminazioni e propositi vendicativi. Non saprei proprio cosa dirle sul soggetto riprodotto, se non che come ogni frequentatore di queste pagine è già conseguentemente soggetto ad un discredito preventivo, a prescindere dagli oggettivi demeriti.
Caro Rospe,
Vorrei precisare che al giorno d’oggi sono e resto l’unico ad aver battuto il capo rughettaro sul campo tondo, con suo (e vostro) grande scorno, oltre ad aver più volte cocentemente umiliato altri “ospiti” ingiustamente tralasciati: er morici e cicciOm. A dimostrazione del fatto che quando parli della mia mancanza di sportività non sai quello che dici, ammetto la mia attuale difficoltà contro gs, che ha appena inventato una di quegli episodici, ridicoli, sempre uguali e soprattutto effimeri servizi a effetto frullato-arrotolato di cui ancora non ho esplorato a fondo la meccanica quantistica, ma sottolineo ANCORA, perché sarò sempre il campione assolutamente indiscusso di questo contro-sport futile e fine a se stesso.
Tuo, ALC.
Io, in un lontano pomeriggio di marzo, vi sconfissi.
Cofermo. Confermo tutto. Lasciando ovviamente ad altri il compito di giudicare l’intrinseca sportività di Alc, devo ricordare che dal Moricio (in attesa di essere famoso, Claudio Morici) fummo frullati tutti e sconfitti più che sul campo nell’onore… nel momento stesso in cui apportò significative e impreviste modifiche al nostro ping-pong totale, sostituendo alla racchetta prima una mano poi due. Nessuno ha retto al suo karatè-pong totale.
È di questi giorni la notizia che il famoso capo rughettaro è stato definitivamente spodestato, vinto per 3 volte da gs e 4 da me medesimo. Mi sovviene anche un certo sasàctor, umiliato tra acuti gridolini (suoi) di stizza e barbariche urla (mie) di gloria. Nonché un professore universitario pluridecorato che invano vantò vecchi trionfi di ragazzo.
semper tuus ALC
come volevasi dimostrare. La sportività di alc si colora sempre di tinte forti… È per questo che rovinargli la settimana battendolo all’ultima partita dell’ultimo giorno lavorativo è una di quelle piccole gioie che motivano anche l’ultimo dei “giovani editori” sulla piazza.
Ma l’AIE s’è mai pronunciata su questi aspetti della professione? Chi lo sa risponda.
Ci sono giorni di gloria. Ci sono giorni in cui lo sport è una gioiosa esplosione dello spirito vitale. Ci sono giorni in cui lo sport totale acquista in un baleno, di fronte a occhi attoniti, nella stupefazione più inaudita, il pieno senso della sua somma futilità. Ci sono giorni come ieri, 19 febbraio 2008, una data che resterà infissa in eterno nei privati annali del ping pong totale. Ieri io, ALC, ce l’ho fatta. Dopo mesi e mesi di infaticabile inseguimento, dopo partite su partite, dopo scontri titanici con gli dei dispettosi, contro la fortuna sfacciata degli spigoli, contro il maelstrom dei top spin, ce l’ho fatta. Ho pareggiato i conti con GS raggiungendo un rotondo 162 a 162, la rimonta di un divario che a tratti ha sfiorato le 20 partite di vantaggio, schiaffeggiandomi perfino con un parziale di ben 10 partite perse di fila in un solo pomeriggio, con la reiterata umiliazione dei cappotti (6-0 , partita persa). Devo un’ode a GS, giocatore completo, innovativo, anarchicamente capace di servizi sorprendenti e rimonte al cardiopalmo sul filo del tie break, don giovanni della fortuna, capace di sfruttare appieno tutte le perverse varianti del ping pong totale, fossero esse canestri, cassetti o molle di sedie che sistematicamente gli mostravano la loro affinità elettiva, quasi incedesse maestro in una simbolica foresta di palline. Rapido, fulminante, furbo. Ma io, io, ce l’ho fatta. Ringrazio McEnroe di avermi ispirato. Ringrazio me steso per averci creduto, nonostante le delusioni, le ripicche, gli isterismi, la voglia di lasciar perdere. La tenacia, la volontà, la modestia, l’impegno, la tecnica, la totale mancanza di rispetto per l’avversario, i duri sforzi, il non smettere mai di pensarci, il pestare i piedi, il mandare tutto al diavolo, hanno avuto la meglio. Da oggi il ping pong totale non sarà più lo stesso.