Scarico la memoria della mia macchinetta. È passato del tempo. La mia memoria s’è scaricata molto prima. Direi che si è alleggerita. Non capita di rado. Bassa tecnologia digitale Koreana batte bassissima fisio-tecnologia italiana. A dire il vero delle ultime elezioni ricordo a stento il bellissimo manifesto che prometteva di rovinare ogni mia giornata: un vero uomo al comune (foto di una donnina di mezza età sorridente in modo vagamente osceno).Adesso ricordo perché m’era venuto in mente di andare in giro con la mia fotocamera qualche giorno dopo la fine dei comizi, degli spogli, degli imbrogli, delle dichiarazioni ufficiali ecc. Ero rimasto ossessionato da un pensiero: che ne sarà di queste “condominiali”? Ogni volta è la stessa cosa, cartacce per terra, intere distese di soffice pattume colorato, punteggiato da occhietti bovini, gorgiere sudaticce e nomi portati con dignitosa non curanza del buon gusto.


Verde pubblico (2007, rospe)


Purtroppo non ho trovato niente di davvero interessante nelle mie foto, niente che valesse la pena di un commento, o di un ricordo… niente tranne una annotazione. Una risposta che idealmente si ricollegava ad una glossa davvero illuminante di un mio caro amico/avversario/odiato cordialmente che fa parte del mucchio di quelli di Via Rughettari (cercate qui: le condominiali, domenica, 13 maggio 2007).

Vergognatevi! (2007, rospe)


Qualcosa di veramente inatteso. No, niente che non mi aspettassi da questa città, dalla sua gente, dalle sue abitudini. Dovrebbero essere anche le mie, ma allora perché continuo ad attendere una sorpresa? Forse aspetto una catastrofe e non mi capacito sul suo ritardo. Ma forse la fine di tutto è già adesso, la fine di tutto potrebbe non essere un evento isolato, ma la somma di tante piccole fratture, di incrinature quasi impercettibili. Ma queste sono idee di Hans Magnus Enzensberger (per chi si volesse prendere la briga di controllare: La fine del Titanic).


Chi ha vinto? (2007, rospe)


Al termine di una lunga partita a ping-pong totale (pratica frustrante che funesta i lunghi pomeriggi di :duepunti) un mio caro amico di cui non faccio il nome, mi ha raccontato qual è stato il momento più bello della sua lunga ed eroica campagna elettorale. Il momento in cui inaspettatamente s’è trovato a calpestare la sua faccia, schiaffata a tradimento su dei bugiardini elettoriali. M’ha detto: «in quel momento ho capito che cosa significava davvero essere un candidato». Lo capisco: a me è capitato qualcosa di simile quando mi sono ritrovato davanti alla prima locandina. Erano passati due anni, era riaffiorata quasi per caso da sotto innumerevoli stratificazioni abusive (molte elettorali suppongo). Aveva cambiato colori, era strappata, corrosa e mi sembrava… un’autentica schifezza.


E questo di chi è? Non mi ricordo (2002, rospe)


Il giorno dopo le elezioni (in precedenza indicate come le “condominiali”) mi aggiro per le strade di questa città, che a quanto sembra non sono lastricate di cultura e buone intenzioni come la Vienna di Karl Kraus. Ringrazio i Pythons per avermi permesso di accorgermene.


Le strade di Palermo non sono come quelle di Vienna (2007, rospe)


«Credere alla mia malevolenza è un equivoco largamente diffuso. Che pregiudizio! Non sono mai contro nessuno al mondo e sono la benevolenza in persona, reagisco al chiasso che suscita, e non mi interessa la direzione da cui proviene. Se il contenuto delle mie glosse fosse la polemica, il solo credere di poter decimare la massa della gente piccola, mi porterebbe al manicomio. “Lei mi ha preso di recente come oggetto della Sua satira”, scrive uno, poi cancella “preso” e lo sostituisce con “scelto”. Ma io posso dire con la coscienza tranquilla che non ho mai preso una persona come oggetto della mia satira, o tantomeno l’ho scelta. Altrimenti non sarei un autore satirico e farei una scelta migliore. La satira non sceglie, non prende e non conosce nessun oggetto; nasce fuggendo dall’oggetto ed è l’oggetto a importunarla facendosi accettare per forza».

Da Karl Kraus, Aforismi in forma di diario, a cura di Paola Sorge, Newton Compton, Roma 1993, pp. 76-77.