Qualche giorno fa ho chiesto a una mia amica, che lavora da poco per un editore romano, di raccontarmi come ha iniziato, ossia qual è stato il primo passo. Quel preciso momento, che non conteneva ancora tutti gli altri, e che poteva portarla da un’altra parte. Aspetto ancora una risposta, temo di averla traumatizzata un po’. La curiosità non conosce “buone maniere”, e tra una gaffe e un silenzio imbarazzato, non c’è dubbio, preferisco la carica a testa bassa.

Di primi momenti nella storia di :duepunti ce ne sono un’infinità: la colpa è mia, perché tendo a dare un peso eccessivo alle più banali coincidenze e poi le annoto e le registro come fossero prove scientifiche. Questa mia tendenza da annalista mi ha spesso tirato brutti scherzi. Così ho a lungo pensato che :duepunti nascesse da una costola di un gruppo di studenti universitari che si riunivano per parlare dell’ipotesi di costituire una rivista di cultura underground (qualsiasi cosa volesse dire). Effettivamente il primo nucleo di :duepunti era composto da tre reduci dei quattro anni di chiacchiere (di cui prima) e da un più modesto fronte autarchico composto da un solo individuo. Durante i mesi in cui io maturavo la separazione e il conseguente lutto da «Mystikòs» (così si chiamava il progetto appena dissoltosi), GS si lasciava convincere a discutere dell’eventualità di… buttare tre, quattro idee comuni per… Per cosa? Dopo anni di riunioni fiume con facce sempre nuove e idee sempre più vecchie, mi sembrava assolutamente eccezionale entrare in uno stato di perenne agitazione, sempre sul punto di redigere il nostro manifesto e sempre frenati dall’unica regola: “non si teorizza, non ci si definisce”.

Ricordo ancora di uno scambio di battute tra me e lui, davanti alla Biblioteca Regionale di Palermo. Sul cofano della sua splendida (e ormai fu) duecavalli turchese appuntò su un blocco di carta azzurrina la parola duepunti (tutt’attaccato). Poi me ne tornai alle mie ricerche tra gli schedari, e mentre annotavo che il libro di Tal dei tali risultava essersi smarrito dopo l’ultimo riordino, pensavo: ma due punti che cosa?

La prima regola di :duepunti resta ancora oggi “niente definizioni”, anche se ci siamo dovuti imporre molte eccezioni, e forse anche per questo continuano a esistere due mondi inconciliabili in rete: da una parte duepuntiedizioni.it e dall’altra duepunti.org.
Però quante volte mi è capitato di ripensare a quella prima volta, a quella prima domanda: duepunti cosa? Perché accanto a duepunti c’è sempre stato qualcosa, un’idea, una chiave di volta, una suggestione, una provocazione, un punto incerto d’attesa, e il desiderio di una meta. Quella prima volta, quella prima domanda è stato il mio primo passo: perché dopo quel momento tutti i minuti rubati allo studio, al lavoro, alla vita, agli amici, alle relazioni amorose e alla caccia, sono stati dedicati a ipotizzare nuovi accostamenti.

:duepunti blu, :duepunti isole, :duepunti sogni, :duepunti supermarket, :duepunti K., :duepunti.org… Poi un giorno è stato :duepunti edizioni, ed è sembrato del tutto naturale.


Da Sant'Erasmo verso l'alba (rospe 2001)


Quella volta della Biblioteca doveva essere il 1994 o ’95, molti anni dopo GS mi ha mostrato alcuni suoi appunti. La grafia era solo un po’ più incerta. Era un quaderno delle scuole medie. Era il referto di qualcosa che doveva essere stato nelle intenzioni dell’estensore il primo ordine del giorno della redazione di un giornalino di classe. La testata denominata “duepunti”, si propone di […] ed è composta da […] in qualità di […]. Il primo passo, che precede e non contiene ancora tutti quelli successivi che mi hanno portato sin qui, ad essere un editore in prova, era una mezza truffa. :duepunti era nato molto prima di quanto non pensassi e molto diversamente da come avevo sempre voluto credere.