La prima cosa che mi sono chiesto dopo la costituzione della società :duepunti srl. è stata:
«e adesso che cosa pubblichiamo?».

Sì, perché si è dimostrato piuttosto facile lasciarsi prendere dall’euforia delle pratiche notarili, metter su zibaldoni di cartacce (misteriose), scontrini, fatture, documenti, marche, bolli (lingua asciutta, bisogna usare la colla), vincolare fondi (pochi), dissanguarsi in macchinari (presumibilmente inutili, certamente inadeguati) e cambiare abitudini (acquistare sveglia e caricarla ogni sera).
Altra cosa doveva essere il momento di stilare la nostra prima lista. A milioni di liste di distanza da quella prima, che ci aveva visto riunire intorno ad una birra (o un tè?) oltre dieci anni prima, provavamo nuovamente l’imbarazzo per il foglio bianco. Inutile dire che questo nuovo imbarazzo non assomigliava quasi per niente a ciò che gia conoscevamo. Con tutta la buona volontà, l’aspetto ludico non voleva saltare fuori e sorprenderci. Ad ogni mugugno proferito come fosse l’avvisaglia di un proclama futurista, seguiva un tonfo risentito. Sì, perché per giorni tutte le idee, i titoli, gli autori proposti risultavano sistematicamente impubblicabili.


pupazzetto blu (rospe, :duepunti 2004)


Dallo scorno all’analisi. La nostra idea di una casa editrice senza collane, senza etichette, senza istruzioni per l’uso, cozzava con la nostra inesperienza. Solo frantumi. Tutte belle idee: ma come farle precipitare su carta? Cosa fa un editore? Che domande si pone, come fa a mettersi dei freni, a capire cosa sia sensato e cosa non lo sia affatto? Inesperienza, e forse anche un po’ di fifa. Eravamo appena arrivati alla soglia dei trenta e nessuno ci aveva spiegato come fare a varcarla. Ci mancava l’esperienza. L’analisi dei fatti però dimostrava che era vero anche il contrario, perché noi :duepunti l’esperienza l’avevamo: una pratica creativa decennale, assolutamente libera e dispersiva, che se non aveva “prodotto” nulla, aveva finito per renderci dei consumatori del tutto anomali. Questa anomalia (fatta di contrasti: ordine e caos, che si accoppiano in ordine stocastico e si sciolgono in casino ordinato) è stata il collante per rimettere insieme i pezzi e ripartire. Altri frantumi.

La prima lista è venuta fuori con molta difficoltà, ma dal momento stesso in cui abbiamo cominciato a scorrerla con lo sguardo, più e più volte, questa prendeva vita. Ci apparteneva un po’ di meno, ma in compenso poteva essere annotata, si poteva accartocciare, dimenticare, la si poteva minacciare con un accendino.
Della prima lista, incredibilmente, sono stati pubblicati già due libri. Il resto è tutta roba impubblicabile, per il momento.