#ilLAVOROdegliAltri

GLI STRUMENTI NUOVI
DELL’IMPRENDITORE

«Se l’economia non va, sarà colpa degli altri»: gli “altri” vanno trovati in fretta. | «Gli stranieri ci rubano il lavoro», se fosse così sarebbe interessante capire dove se lo portano. | «La discriminazione (razziale, sessuale, religiosa ecc.) è un male»: su questo ci siamo… ma produce benessere? | «Curarsi costa di più che restare in salute»… ma i lavoratori stranieri sono la cura o fanno parte del sistema?

Dopo un breve campionario di “leciti” pregiudizi sulla questione (il Lavoro e gli ALTRI), dovremo provare a recuperare un punto d’osservazione più adatto asfuggire alla banalità del “benintenzionato”, quanto a quella del “malinformato”, perché dal cozzare di due distinte forme di ipocrisia (quella dell’“ugualismo” ottenebrato e quella della xenofobia “paternalistica all’italiana”) ne viene fuori solo un gran chiasso.


#approfondire

• GLI STRANIERI IN ITALIA: COSTO O BENEFICIO?
di Klodian Muco | «Economia e Politica», 17 dicembre 2015

«Una domanda rilevante è se, sul piano strettamente economico, siano maggiori i costi o i benefici dell’immigrazione. Insomma, gli esponenti delle destre, che guardano negativamente all’immigrazione, hanno ragione?».

» leggi tutto | http://www.economiaepolitica.it/lavoro-e-diritti/diritti/pensioni-e-welfare/gli-stranieri-in-italia-costo-o-beneficio/



TAPIS-ROULANT: punire o produrre?

L’illustrazione che avevo scelto molti anni fa (rileggo questo testo nel 2020) mi aveva subito fatto pensare alla stupidità del modello di produzione schiavista, ed erroneamente mi ero lasciato ingannare da un’indicazione fuorviante e poco controllata: non si trattava di un rudimentale mulino a trazione animale, ma di una vera e propria “macchina morale”. Un enorme tapis roulant per una passeggiata di gruppo senza meta, quelli che i politici chiamano “passi perduti” (perduti in chiacchiere fuori dalle camere parlamentari, ad esempio), qui sono letteralmente “passi rubati”.
Catene, umiliazione, punizione e disumanizzazione sono elementi costanti dell’organizzazione imprenditoriale imperialista, che non riesce a trattenersi dal condire di umanitarismo (quindi di contenuti più che spirituali, morali) la sua azione di affrancamento e redenzione dalla condizione originaria (il buon selvaggio è pur sempre un selvaggio) in nome di un progresso individuale (schiavitù, prima e in seguito subalternità). Va ricordato che gli schiavi ritratti in questa illustrazione non sono ancora pienamente “giamaicani”, sono forza lavoro deportata dal continente africano, sono “estranei” forse più degli schiavisti stessi in terra di conquista. Sono risorse per la produzione, hanno uno statuto di servizio, mentre gli immigrati dei giorni nostri non sono schiavi… sono individui di cui non importa la storia che possono essere schiavizzati e resi invisibili. Per loro, il caporalato o l’assistenza ipocrita di stato sono la premessa per una sospensione di ogni diritto soggettivo: lavoratori (o beni strumentali) senza diritti. A proteggere noi (fruitori/sfruttatori del loro impiego) dall’ipocrisia del colonizzatore/evangelista è che gli immigrati sono anche clandestini, quindi sconosciuti non inseriti nel nostro quadro normativo di pari. Per loro non c’è bisogno delle punizioni morali, è sufficiente il ricatto costante a cui possiamo sottoporli: che ci si dimentichi di loro (nessun accesso ai diritti), che ci si ricordi di loro (minaccia del rimpatrio).

L’immagine che ho riprodotto è il dettaglio di un’illustrazione apparsa nel 1837 con il titolo di “A Tread-Mill Scene in Jamaica” in James Williams, A Narrative of Events Since the First of August 1834 (London – Glasgow, 1837), di cui esiste anche un’altra versione (qui sopra)  in cui oltre alla macchina inutile si vedono altre scene di tortura (la flagellazione sulla sinistra) e di umiliazione (il taglio dei capelli per le donne imprigionate). Per una più attenta ricostruzione iconologica: “Treadmill, Jamaica, 1837”, Slavery Images: A Visual Record of the African Slave Trade and Slave Life in the Early African Diasporahttp://slaveryimages.org/s/slaveryimages/item/1297 (consultato il 6 agosto 2020). 
Vedi anche: http://slaveryimages.org/s/slaveryimages/item/1297/mirador